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VBCOROSEI
ADULATORE,RUFFIANO,TIRAPIEDI= LECCACULO
ADULATORE,RUFFIANO,TIRAPIEDI= LECCACULO
News pubblicata il 09-05-2015
La carriera del leccaculo, definito anche adulatore, ruffiano, tirapiedi, inizia alla scuola d’infanzia, lì impara ad ingraziarsi il potente a partire dal bambino più forte: l’attivista lecchino si fa così le ossa.  Alcuni bambini al lunedì arrivano a scuola con un mazzo di fiori per la maestra, è un bel modo anche per assicurarsi il privilegio di cambiare l’acqua ai fiori durante la settimana, azione che li proietta ad uno scalino superiore rispetto agli altri bambini. E’la sua mamma a mettergli in mano i fiori , probabilmente anche lei dedita alla stessa proficua attività di lingua, già lo sta istruendo. La carriera del leccaculo prosegue e si fa sempre più fitta di impegni, mentre lui, diventa sempre più abile. Era un principiante quando ai tempi della scuola media durante l’intervallo si presentava sorridendo al prof di turno con il caffè fumante; poi, alle superiori,  con stile sdolcinato, per giustificare, magari, un malessere non ben definito… fine ultimo: schivare l’interrogazione. Il tempo passa e i piccoli leccaculo crescono mentre il cerchio di conoscenze diventa più ampio, come i favori da lesinare. Il leccaculo non  fa mai domande dirette, ma striscia nella speranza di accaparrarsi quello di cui ha bisogno. Così, a seconda del suo campo d’interesse, cerca di conoscere tutti quelli in grado, nell’ambito del settore dove pensa di poter emergere, di favorirlo. Se lo vuoi riconoscere, ricorda che il soggetto in questione si mostra gentile, non litiga quasi mai con nessuno, ma se stai attento riesci ad avvertire che la sua è una gentilezza falsa, appiccicosa. Non tutti si accorgono del leccaculo ma prima o poi sarà messo a nudo perché il leccaculo, tirapiedi, adulatore…. non è molto intelligente, altrimenti se la caverebbe da solo e, prima o poi, farà un passo falso. E la maschera va giù, lasciando la sua lingua a secco. Concludendo:  la sua fine è segnata, lo stesso Dante Alighieri nel canto XVIII del’Inferno non ebbe pietà per i leccaculo tanto da immergerli per l’eternità in una bolgia piena di escrementi.