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LE TRE LEGGI DELL'INCOMPETENZA/IL PRINCIPIO DI PETER
LE TRE LEGGI DELL'INCOMPETENZA/IL PRINCIPIO DI PETER
News pubblicata il 06-08-2015
 Il "principio di Peter"  si può esprimere semplicemente in questo modo: "ogni impiegato viene promosso fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza". In altre parole, Peter sostiene che una persona competente a un certo livello finisce per salire i gradini aziendali fino a raggiungere un livello in cui non è più competente. Lì rimane e nessuno lo promuove ulteriormente. Secondo Peter, questo spiega la diffusa incompetenza che tutti riscontriamo a tutti i livelli delle organizzazioni: aziendali, statali, militari, sportivi, ecc.

Ci sono degli elementi di verità nel principio di Peter che, tuttavia, parte da assunzioni difficilmente sostenibili. La prima è che più o meno tutti siano competenti in qualcosa, la seconda è che le organizzazioni siano in grado di riconoscere e premiare la competenza. Questo può essere vero in certi casi, ma l'esperienza comune mostra che non lo è in termini generali. L'incompetenza è molto più diffusa e "sistemica" di quanto il principio di Peter possa far supporre.

Si può tentare di esprimere dei principi di incompetenza più generalizzati e  più aderenti alla realtà. Dopo molto ragionamento, si arriva a condensarli in tre principi piuttosto lapidari, ove chiunque potrà o non potrà riconoscere la sua quotidiana esperienza.

I principi possono essere riassunti e descritti in dettaglio indicando i casi cronici e tragici, da distinguersi da condizioni transitorie di qualcuno che si trova nella fase di apprendimento di qualcosa di nuovo. 

1. Legge dell'idiota giulivo: il vero incompetente non si rende conto di esserlo
2.Legge delle braccia rubate all'agricoltura: il vero incompetente è incompetente in quasi tutto quello che fa
3. Legge di Chernobyl:il vero incompetente fa dei danni enormi 

Prima legge: l'idiota giulivo
Questa di non rendersi conto della propria condizione è una delle caratteristiche fondamentali dell'incompetente, ovvero quella di essere un idiota giulivo. La legge non richiede veramente dimostrazione: è auto-evidente. Se l'incompetente si rendesse conto di esserlo, farebbe qualcosa per migliorarsi oppure abbandonerebbe il tentativo di fare quello che fa. Invece, il vero incompetente continua allegramente nella sua azione distruttiva per se stesso e per chi gli sta intorno essendo del tutto incapace di diagnosticare la propria incompetenza. Come si sviluppa questa condizione di incompetenza non percepita ? L'incompetente spesso maschera bene la propria insufficiente competenza non solo a se se stesso ma anche a chi lo circonda. Spesso, in effetti, l'incompetente è molto aggressivo nelle sue manifestazioni e questo viene a volte scambiato per sicurezza e , quindi , competenza. Ci vuole un certo tempo per determinare il grado di incompetenza di una persona e questo , spesso , lo possono fare soltanto persone veramente competenti; che purtroppo scarseggiano. Questo permette al vero incompetente di sopravvivere e prosperare, perlomeno per un certo tempo. Il marchio classico dell'incompetente è proprio questo: la sicurezza di se. 
A questa asserzione , segue un corollario interessante e anche utile: "il vero incompetente si può riconoscere dal fatto che non ha dubbi sulla propria competenza," o anche "il vero incompetente lo è in modo aggressivo". Questo stesso corollario si può esprimere forme complementari come "la persona competente ha dei dubbi" e "la persona competente è disposta anche ad ascoltare le ragioni degli incompetenti". Combinate insieme, questi corollari producono la ben nota massima "non metterti a discutere con un imbecille, chi ti sta intorno potrebbe non capire la differenza" 

 Seconda legge: braccia rubate all'agricoltura
Questa seconda legge fondamentale deriva dalla prima. Se l'incompetente non è in grado di determinare la propria incompetenza in un certo campo, è poco probabile che lo possa fare in altri campi. Ne consegue che la sua incompetenza è a vasto raggio e omnicomprensiva.
Non che l'incompetente non possa essere ragionevolmente competente in qualche specifico compito; posto però che questo sia semplice, ripetitivo e non richieda di adattarsi a condizioni variabili ,appunto come il mestiere del contadino. In questo caso, l'incompetente può perseverare per tempi molto lunghi a fare cose anche moderatamente utili ,per esempio, rivoltare la dura zolla nei campi. Oppure, può operare in cose pochissimo utili ma non dannose ,per esempio timbrare i francobolli in qualche ufficio postale.
Persino in mestieri giudicati necessari di una certa competenza ,per esempio il chirurgo , l'incompetente può sopravvivere senza fare grossi danni finché si limita a operazioni ripetitive e che non divergono da quello che è comunemente accettato come quello che si dovrebbe fare , tipo rimuovere un'appendice. Se, peraltro, un oncologo incompetente fa danni limitati finché si limita a prescrivere cure comunemente accettate per i tumori; ne fa di immensi al momento in cui esce dal seminato e si convince , per esempio ,che il cancro si cura col bicarbonato di sodio. 
Nella storia umana, il vero incompetente è sopravvissuto a lungo in mestieri come quello di bracciante agricolo, dove essere intelligente e farsi delle domande sulla propria competenza è una dote sicuramente inutile, molto probabilmente negativa. In un certo senso, la competenza del contadino si esplicita proprio sull'incompetenza a fare cose che non siano ripetitive e molto semplici. Certo, non tutti i contadini erano così; ma i contadini intelligenti non erano favoriti in nessun modo. Le rivolte dei contadini di una volta erano probabilmente iniziate da persone che si facevano domande. Ma quasi sempre queste rivolte finivano male e i promotori venivano impiccati. Questo portava probabilmente a una pressione selettiva per eliminare quei contadini che si ponevano domande. Nel mondo complesso di oggi, tuttavia, le qualità che facevano un buon bracciante agricolo fanno un pessimo manager. Da questa legge seguono alcuni corollari, uno dei quali è "il vero incompetente si può riconoscere in cucina" ovvero, presumendo che sia incompetente in tutto, farà in casa propria gli stessi danni che fa in ufficio , a meno che non si limiti a compiti, anche qui, estremamente limitati e ripetitivi. L'incompetente può anche riuscire a cucinare una decente pasta al pomodoro, ma non chiedetegli di fare lo chef.
Il corollario si può esprimere anche come "La persona competente si riconosce dai suoi hobby" Spesso, infatti, le persone competenti raggiungono dei livelli di eccellenza anche al di fuori del loro lavoro ufficiale.
 Terza legge: legge di Chernobyl
Questo effetto micidiale dell'incompetenza deriva da una combinazione delle leggi precedenti. Il fatto che l'incompetente riesca spesso a mascherare bene la propria incompetenza (prima legge) fa si che venga promosso a livelli anche molto alti nelle amministrazioni pubbliche, come pure in quelle private. A questo livello, sono necessarie capacità adattative che il vero incompetente non possiede (seconda legge) e che cominciano a rivelarsi anche pubblicamente. Ne segue la terza legge che fa si che l'incompetente sia in grado di fare danni immensi.
La legge deriva dall'esperienza di Chernobyl, dove un incompetente o un gruppo degli stessi si è messo a fare "esperimenti" con una centrale nucleare. Cosa che non è bene fare in generale, ma soprattutto non è bene che sia fatta da degli incompetenti. D'altra parte, l'esperienza di Chernobyl ci dimostra anche un ulteriore corollario delle tre leggi dell'incompetenza; ovvero che "gli incompetenti sono presenti ovunque" che, alla fine dei conti, è un caso particolare della legge di base di Murphy, ovvero "Se qualcosa può andar male, andrà male sicuramente".  

Dove l'incompetenza si manifesta in modo tale da far rifulgere il valore della terza legge è nel caso del cambiamento climatico o riscaldamento globale. 
Qui vediamo dei casi da manuale di incompetenza aggressiva, dove persone che sono passabili veterinari o discreti archeologi si improvvisano climatologi  ,ovviamente incompetenti , che tuttavia pretendono aggressivamente di negare il ruolo umano nel cambiamento, o addirittura di negare lo stesso cambiamento. Ne seguono squallidi dibattiti dove vediamo l'effetto della seconda legge, ovvero vediamo persone competenti in campo climatico che si mettono a dibattere con persone del tutto incompetenti, ma molto aggressive. 
Il risultato di questi dibattiti non è solamente squallido ma obbedisce alla terza legge; ovvero rischia di creare danni immensi. Un incompetente nella centrale di controllo di un impianto nucleare non può fare danni molto superiori a quello di rendere inabitabile un area di qualche decina di migliaia di chilometri quadrati. Ma gli incompetenti climatici rischiano di fare ben di peggio; ovvero scassare mezzo pianeta o un pianeta intero con danni immensi a tutta l'umanità ergo :"l'incompetente climatico  ed inconsapevole di esserlo  è la persona più pericolosa che esista.